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pergamena con estratto

Lupo bloccò di colpo la sua corsa, il suo fiuto ferino avvertiva gli odori in maniera molto più acuta di qualsiasi altro essere. Le zone scampate alla tempesta non erano ricoperte di neve e la vegetazione autunnale aveva mantenuto i suoi colori.

 Annusava l’aria tentando di captare la provenienza di quel particolare odore. Un profumo di ricordi, di pace, di famiglia. Poco lontano avvistò due corpi senza vita circondati dall’erba insanguinata. Avvicinatosi, annusò dapprima il cadavere del cavaliere decapitato e, subito dopo, continuò in direzione di colui che lo attirava, verso quel viso che aveva guardato fin troppe volte. Lo annusò. Odorò ogni parte del suo corpo alla ricerca di una piccola scintilla vitale, ma non ne rinvenne. Con il suo muso selvaggio smuoveva il capo di quell’individuo così familiare, prima a destra, poi a sinistra e ancora a destra. Scuoteva il busto, le gambe, ma i suoi occhi continuavano a rimanere serrati. Quando intuì che la vita aveva abbandonato colui con cui era cresciuto e che lo aveva sfamato per anni, Lupo emise dapprima un flebile guaito, un pianto, che divenne sempre più intenso fino a diventare un malinconico ululato di dolore. Si distese accanto a lui e continuò a mugolare come un cucciolo che aveva appena perso la madre.

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